Sono stato a vedere Her, film che ha vinto un premio Oscar come miglior sceneggiatura originale, scippandolo a Di Caprio per la sua vita.
Per questo film qualcuno parla della dicotomia classica della fantascienza tra spirito e materia, o della luce che permea tutte le scene del film. Io so solo che volevo una pausa dal logorio mentale di immaginarmi nuda ogni ragazza che sento parlare un altra lingua.
E invece, in un film che immaginavo tra sci-fi e drama, sulla realtà virtuale, sui computer ma anche sull’amore come sentimento, ho trovato solo riferimenti sessuali. Manco fosse Wolf of Wall Street.
Praticamente per tutto il film si sente solo gemere di piacere.
Come in una delle primissime scene in cui Theodore, il protagonista, è a letto annoiato e indossato l’auricolare decide di entrare in una chat vocale. Risponde una donna che dopo 20 secondi di convenevoli inizia a gridare di piacere chiedendo di essere scopata e strozzata da un gatto morto durante l’amplesso (ah se solo capitassero a me situazioni del genere in grado di allungare la performance di 2 minuti buoni). E siamo nei primi 5 minuti di film
Successivamente il nostro baffuto protagonista acquista e stringe un rapporto sempre più stretto con il suo Sistema Operativo intelligente, una sorta di Siri futuristico. Ed ecco che in un altra scena l’Intelligenza Artificiale vuole qualcosa di più dal rapporto virtuale che si è creato tra lei e Theodore e tramite email ingaggia una ragazza che armata di webcam e auricolari recita la sua controparte fisica. Ma dopo un po’ di gemiti per i preliminari il nostro protagonista si tira indietro, come quando un gioco tira l’altro e ti ritrovi bendato a cercare di indovinare cosa la tua ragazza ti stia versando sulla schiena e dici “ok, aspetta un attimo che cazzo sto facendo? ”
Ma in questo film, gemono anche i computer. Her, appunto. O Samantha, come il Sistema Operativo decide di chiamarsi. In una mirabolante scena che sfuma in un appropriato schermo nero, Theodore e il suo Sistema Operativo iniziano a gemere insieme, e non con un monotono “ah-ah-ah-si-si” tutto mono nota, ma così articolato che alle fine entrambi raggiungono l’estasi. Per bagnarsi il telefono si rompe tutti i cristalli liquidi del cellulare.
In definitiva questo film fa un eccellente lavoro nel provare a mostrarci i possibili risvolti del futuro tecnologico, ma senza le derive del classico film di “fantascienza”. Per voce dello stesso Theo, che dice “volevo qualcuno che mi scopasse, volevo qualcuno da poter scopare” dopo aver rifiutato di andare a casa di Olivia Wilde, il film mostra infatti come per quanto il virtuale invaderà sempre di più la nostra vita, la scopata resti un obiettivo non bypassabile, il che mi riporta al mio pensiero iniziale sulle straniere in visita a Milano e che quindi mi fa pensare di aver sprecato 2 ore nel provare a distrarmi con questo film.
Senza spoilerarvi come va a finire, vi dico come come avrei fatto io il finale: il protagonista sente suonare alla porta, apre e si trova davanti Scarlett Johansson completamente nuda se non per gli auricolari, che gli dice “ ma ti pare che un programma, per quanto avanzato, possa avere tutte quelle sfumature di voce e addirittura gemere di piacere? Quella ero io, ci sono delle telecamere lì e lì e tu sei appena stato su Punk’d!”